Panoramica

ESSERE SE STESSI IN UN MONDO CHE CERCA CONTINUAMENTE DI CAMBIARTI E' LA PIU' GRANDE DELLE CONQUISTE

Ralph Waldo Emerson

Numeri in un computer: è tutto ciò che siamo.
Tutti ne posseggono almeno uno. Social security number, codice fiscale, patente di guida, passaporto, conto corrente, carta di credito, partita IVA, numero di followers e likes sui social media. Ci riducono ad una forma impersonale.
 
Impossibile negarne il bisogno, ma imbarcandoci su un volo non siamo altro che il “Posto 28E” per la compagnia aerea.
Fa pensare alla migrazione. Ai rifugiati. Persone senza questi “numeri” che alla fine diventano solo statistiche.
 
Il progetto documenta come, caratteristico di un disagio metropolitano, viviamo in un mondo caotico e pieno di stimoli ma siamo più soli che mai. Abbandonati su uno scaffale come qualsiasi altro oggetto di consumo che la nostra mente è progettata a desiderare.
 
Accanto ai ritratti di diciotto modelle di diverse nazionalità - “mannequines” per dirla alla francese ad amplificare il concetto di impersonificazione del genere umano - vengono così incorporati testo, segnali visivi e codici di passaporti.
Codici a barre che da soggetti ci trasformano in oggetti.
 
Chiara Del Vecchio ci ricorda che, nonostante la società attuale tenda a standardizzarci, noi siamo ancora fatti di colori. E quei timbri sui nostri passaporti non sono solo lettere e numeri, ma esperienze. Sensazioni. Simboli tangibili dell’Esistenza. Impronte di vita che un computer non sarà mai in grado di catturare.
 
Ritratti. Fantasia e sogno di paesi lontani, sguardi come finestra su differenti culture, si intrecciano in un indissolubile insieme di sensazioni. Anche se il codice a barre o i numeri sono al centro del dipinto, sono circondati da molto altro.
 
Persone. Emozioni. Impossibili da replicare. Uniche nel loro genere.
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